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Solo domande per l’8 marzo

08 mar 2021

di Paola Cimarelli

Delegata Pari opportunità Odg Marche

Non mimose ma opere di bene. Perché l’8 marzo potrebbe essere morto.

Questa Giornata può avere ancora un senso se in Italia, dal 2012 ad oggi (dato del Corriere della Sera), sono state uccise 984 donne, 112 solo nel 2020, vittime di femminicidio? Non di raptus o follia ma di omicidi volontari premeditati dai loro mariti, compagni, conviventi, fratelli, padri, per rivendicare il possesso e cancellare una vita.

L’8 marzo può valere ancora se vengono di nuovo messe in discussione leggi dello Stato italiano? Leggi come quella dell’aborto, certificate anche da un referendum popolare, che hanno garantito, medici obiettori permettendo, alle donne, alle persone una scelta. Può avere ancora senso se vengono riproposti vecchi modelli culturali che prendono a piene mani dagli stereotipi di genere? Come in alcuni libri della scuola dell’obbligo, per gli uomini ci sono ruoli normativi e di lavoratore, che procura il reddito alla famiglia, e per le donne solo compiti di cura e accudimento.

Questa Giornata ha ancora un valore se una delle soluzioni per affrontare l’emergenza sanitaria, come quella della chiusura delle scuole, decisa anche dall’oggi al domani, ha una ricaduta immediata sulle donne? Specie nelle famiglie dove mancano i “santi” nonni, che sarebbero i primi da tutelare a livello di salute. Pandemia che, ricorda Cgil Marche, su 35 mila posti di lavoro persi in un anno nelle Marche, 25 mila erano quelli svolti da donne, ossia il 71,4%.

L’8 marzo vale ancora se il “tetto di cristallo”, anche in questa regione, continua ad essere lì bello resistente, costruito e fortificato da una gestione e un’organizzazione, anche di orari, che parlano quasi sempre solo al maschile?

E quale valore può avere questa Giornata se il gender gap regionale significa una differenza fra stipendi, dai dati Cgil Marche, che per le lavoratrici vuol dire 7.100 euro lordi in meno all’anno, rispetto agli uomini, nel lavoro privato e 8.700 euro in meno in quello pubblico?

Quest’anno, per celebrare la Giornata internazionale delle donne, solo domande, da giornalista e da diretta interessata, che aspettano ogni giorno una risposta. E una preghiera. Risparmiate i soldi della mimosa, lasciatela sugli alberi, se gli altri 363 giorni dell’anno, escludiamo pure il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, siamo costretti a convivere ancora con una strisciante cultura sessista, arricchita da pregiudizi e luoghi comuni.