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L'edicola e lo "slow journalism"

31 gen 2014
La doppia sfida di Pagina99: sbarcherà in edicola l’11 febbraio. L’edizione cartacea, in 16 pagine, sarà in edicola al costo di 1,50 euro e non avrà una grande tiratura.

di Virginia Della Sala

Come Jack Kerouak, iniziare a raccontare la propria avventura o giudicare la qualità di un libro dalla novantanovesima pagina. In questo caso, arrivare al novantanovesimo giorno di vita di una nuova impresa editoriale per sapere se ha avuto successo.
Ma non bisognerà aspettare maggio per capire cosa rende la nuova testata pagina99 diversa dagli altri esperimenti editoriali lanciati finora. Avrà un’uscita cartacea quotidiana dal martedì al venerdì. Promuoverà un giornalismo lento, di qualità e di approfondimento e punterà, almeno in partenza, su un pubblico di nicchia. In edicola così come in rete.
Per il momento si tratta di una sfida editoriale su più fronti, ma soprattutto su un terreno scivoloso come quello del giornalismo cartaceo in un periodo di generale crisi dei giornali: pagina99 sbarcherà in edicola l’11 febbraio. Il laboratorio virtuale è online, seppure ancora in versione beta, già da un paio di giorni.
“Siamo consapevoli di essere parte di una grande prova – spiega Roberta Carlini, direttore della testata assieme a Emanuele Bevilacqua e Jacopo Barigazzi – ma partiamo dal presupposto che i lettori stiano abbandonando i giornali soprattutto perché vogliono un giornalismo diverso. Vogliamo cambiare l’informazione, riflettere su cosa chiedono le persone, cosa ha stancato e cosa è addirittura inutile e costoso trattare”.
L’edizione cartacea, in 16 pagine, sarà in edicola al costo di 1,50 euro non avrà una grande tiratura: l’intenzione non è quella di competere con i grandi colossi dell’editoria ma di dare un’alternativa valida a chi chiede e desidera un cambiamento. Nel fine settimana ci sarà poi l’edizione di approfondimento di 56 pagine al costo di 3 euro. Il piano industriale si baserà sull’equilibrio tra pubblicità e vendita.
Roberta sottolinea che non tutta la stampa italiana è in crisi, basti pensare a Il Fatto Quotidiano e a Internazionale: “Bisogna iniziare da un pubblico di nicchia, quello che chiede un giornalismo di qualità e approfondimento. Abbiamo aperto un blog su Tumblr per chiedere ai lettori cosa volessero da un nuovo giornale. Un’interazione che continueremo a nutrire attraverso i social network e una vasta community collegata al sito”.
Due le risposte: affidabilità e correttezza. Che si traducono in verifica puntuale delle notizie, nel controllo incrociato e nel largo spazio dedicato al data journalism.
Per avere un’idea dell’impostazione editoriale basta affacciarsi in rete e dare uno sguardo alla versione beta del sito. Il punto di osservazione è legato all’economia e al lavoro “non intesi come scienze precise e spesso indecifrabili ma come modi di guardare e interpretare la realtà”, spiega Roberta Carlini. “Mentre in passato i lettori acquistavano i giornali per decidere da che parte stare, oggi vogliono crearsi un personale punto di vista. Per farlo, hanno bisogno di chi gli fornisca con chiarezza e affidabilità dati e informazioni sulla realtà. Uscendo dal vittimismo e dal sensazionalismo per lasciare spazio ai fatti”.
Tutto in una redazione di 20 giornalisti - tra i quali alcuni transfughi de Linkiesta e del gruppo Espresso – e numerosi collaboratori impegnati nella realizzazione “multicanale” di pagina99 “per creare un ecosistema in cui carta e web non si sovrappongano e non siano in competizione. Una stessa redazione per diversi media”.
La formula online di pagina99 ha un sapore internazionale. Si ispira al Financial Times per i contenuti e al meglio dell’editoria digitale per quanto riguarda la grafica, a partire dal modello di Newsweek: contributi multimediali, grafica dinamica e approfondimento.
Perché internet non vuol dire solo velocità e brevità: “Vogliamo che ci sia molto spazio per l’ampliamento delle tematiche – sottolinea Roberta – con inchieste, reportage, editoriali. Ma soprattutto cercheremo la qualità, a costo di non pubblicare anche i grandi scoop senza averli prima verificati a fondo. Perché i mezzi tecnologici permettono di fare un giornalismo migliore, ma anche di dare tanto spazio a quello peggiore”.
Tra le novità, la possibilità di scegliere il livello di approfondimento degli articoli attraverso una struttura a fisarmonica (i direttori del sito li chiamano “a contesto variabile” e l’introduzione della forma del “Dibattito”).
“Gli articoli avranno una sorta di divisione modulare in paragrafi: il lettore può scegliere di aprirli o meno a seconda dei propri interessi e delle proprie competenze senza però perdere l’essenzialità della notizia. Contemporaneamente, però, questo ci permette di aprirci al long-form journalism”. Insomma, una soluzione che va incontro a chi ha poco tempo per leggere e a chi, invece ne ha anche troppo.
E poi, uno stop alla polemica urlata dei talk show e ai commenti molesti degli utenti di internet: sarà introdotta la forma del “Dibattito” in cui, scelto un tema, si darà la parola a esperti che sosterranno tesi contrapposte a patto di portare sul tavolo della discussione dati e argomentazioni valide, verificate e verificabili. Ovviamente, saranno moderati anche i commenti dall’esterno.
“Vogliamo cercare di uscire fuori dal rumore di fondo che permea la rete – conclude Roberta – e siamo consapevoli che ci stiamo lanciando in un’impresa titanica. Ma non abbiamo fretta, procederemo a piccoli passi creando e migliorando il giornale di giorno in giorno e soprattutto accogliendo i consigli dei lettori. Dove arriverà questo giornale? Lo scopriremo solo facendolo”.